Correspondence è un teatro di mnemosine, un arsenale delle apparizioni, un ordine apparente nella Wunderkammer di una meraviglia provvisoria. Temporalità diverse si sovrappongono nella materia del ricordo, così l'appartenenza si fa e si disfa nella memoria di tutti. Tempo, percezione, polvere sono strati che rimandano e ritardano un doloroso processo di cancellazione. La storia lascia residui di sé come soglie sul tempo.

Un letto sfatto, un mazzo di fiori, un uovo tra le mani sono sopravvivenze, miniature dell'eternità. La fotografia di Yvonne De Rosa si fa promemoria, fruga sotto gli interstizi dell'infra-ordinario sotto la superficie del quotidiano per rendere incongruo l'ovvio. Una farfalla, un volto, una madonnina incastonata tra le rocce, una cascata abitano la stanza degli eccetera, delle cose come prolungamento di storie.

Archivio discontinuo di orme di mondo su cui sono stati proiettati affetti, audaci ready made pronunciano una nuova filosofia dell'immanenza. Tra antico e contemporaneo si fa strada un irreversibile esodo dall’insignificanza. In un patto di complicità con lo spettatore Yvonne rimette in gioco ciò che gli arconti avevano custodito: l’ordine delle cose che l’archivio ha depositato nella Storia. Le opere si fanno frammenti di un flusso di coscienza che le rende presenti. La finzione, la letteratura detta le possibilità. È la fiction che costruisce, o ricostruisce la realtà. Questione di storytelling. Yvonne De Rosa adotta questa finzione come lavoro continuo di sistemazione e risistemazione dei ricordi. La narrazione riorganizza i documenti del tempo. “Le sole persone reali sono le persone che non sono mai esistite” scriveva Wilde, questi soprannumerari, come li chiamerebbe Eco, ci dicono la consapevolezza della molteplicità del possibile. Il ritrovamento è un topos nella letteratura.

Qui si usa per un racconto anche sulla fotografia che è in grado di “truccare” la realtà. La differenza tra copia, imitazione e falsificazione è solo nelle intenzioni non nel contenuto.

Così da bricoleur Yvonne ascolta gli echi che risuonano da un volto, un marmo, un pacco di lettere. Il prelievo delle vite ne contiene l'assoluto: amare non ha verso, direzione, è il culmine di un tempo non narrativo. Per questo si possono sbaragliare le carte dell'editing. La regia non determina e non è auto-determinata ma accade perché l'immagine rifletta sul suo statuto fantasmatico. Perché la memoria, diceva Valerio Zurlini, è “...permalosa, bugiarda anche quando in buona fede..”. Segreti sono i sentieri della sua logica. Apparizioni e scomparizioni sono così la vibrazione di questi volti con cravatta e cappellino che compaiono sulla soglia del loro purgatorio e ci chiedono memoria per non sprofondare nell'abisso del nero, evanescenze risucchiate nel gorgo. La memoria lavora sulla precaria nitidezza della “profondità di campo” dei nostri ricordi. Il dialogo con una possibile appartenenza comune nel sentimento tragico dell'amore è dislessia, errore sistematico che apre all'imprevisto.

Un uomo ama una donna, ma la carne pulsante – si sa - diventa polvere. Così Yvonne scarnifica dal superfluo per dare ai protagonisti una nuova storia e, per quanto possibile, l’impressione di un nuovo movimento nel presente. Yvonne s'affida alla rappresentazione di traumi piccoli o grandi che i ricordi ripropongono nella logica inafferrabile e ineffabile. Pubblico e privato, singolo e universale non sono quell'eterno presente cui ci costringe la folla di immagini, ma residui di vita vissuta che – scartati dalle maiuscole del tempo si fanno pericoloso incontro. L’atto del fotografare ha a che fare con un confine e il suo superamento: Yvonne sta sulla soglia, noi la attraversiamo sedotti dall'attrazione vicendevole tra fotografo e soggetto.

Ma Orfeo si gira ed Euridice sprofonda nel nero. Non ci siamo fidati del suono e volendo la vista ora abbiamo tra le nostre mani solo fiori, memorie di una contemplazione mancata.

A quale cetra dobbiamo aggrapparci per commuovere l'inferno dell'oblio? Carteggi, lettere di un labirinto transmediale, meta-narrazione di un avatar nel tempo. Il frammento linguistico è parte di una metamorfosi infinita, tessera della Grande Opera che si dà solo come incompiuto, come l'amore raccontato da Yvonne. Sentimento dalle palpitazioni aritmiche mai pago della forma (reportage, still life..?), mai sazio dell'estetica che graffia e taglia per aprire la fenditura sul decorativo. La finzione appassisce “all'apparir del vero”, non c'è ritratto o rosa che regga al rintocco dell'arcolaio di Penelope. Il suo invecchiare di rughe e fragilità manda i frantumi la bellezza troppo classica di un'eterna Calipso.

Simone Azzoni

Yvonne De Rosa si laurea in Scienze politiche all’Università Federico II di Napoli. Poco dopo si trasferisce a Londra e inizia a studiare fotografia prima consegue un PG in photography alla Central Saint Martins poi un Master in foto giornalismo al London College of Communication. Fonda insieme ad altri suoi colleghi, il collettivo “24” che vanta ad oggi 18 anni di attività e mostre in spazi pubblici di Londra come Soho Square , Berkley Square e Trafalgar Square. Tornata a Napoli dopo circa tredici anni, nel 2015 fonda Magazzini Fotografici di cui è direttrice artistica.

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Nel 2007 il suo lavoro Crazy God, pubblicato con DAMIANI editore, viene distribuito in Italia, Gran Bretagna e Stati Uniti e presentato per la prima volta alla Photographers’ Gallery, Londra (2007).

Crazy God riceve un importante riconoscimento dalla World Health Organisation e viene mostrato alla World Conference on Poverty and Health a Venezia.

La mostra del progetto fotografico Crazy God viene ospitata come mostra principale durante l’International Festival of Contemporary Arts in Ljubljana (2008), come solo show al Palazzi Delle Arti di Napoli e alla galleria Prometeo Gallery Ida Pisani a Milano (2009).

Nel 2009 partecipa alla Mostra collettiva organizzata dalla casa d’asta Philips de Pury di Londra “NOW: ART OF THE 21ST CENTURY,the most exciting contemporary works of art, design and photography to be made since the

Millennium.” (2009)

Nel 2011 Il suo lavoro Wish list viene presentato al Maraya Art Centre Museum Al QUASBA, ospitato dal Sultano Bin Muhammad Al-Quasimi curato da G. Simionati (2011).

Nel 2014 consolida la collaborazione con DAMIANI editore pubblicando la sua seconda monografia dal titolo “Hidden Identities. Unfinished “con la prefazione di Sam Taylor Wood-Jhonson e nello stesso anno inaugura la sua mostra

a Victoria&Albert Museum of Childhood. La stessa, due anni dopo, verrà ospitata a Magazzini Fotografici, Napoli.

Nel 2016 il progetto fotografico sulla terra dei fuochi dal titolo Terra Mia viene presentato al Parlamento Europeo, Commissione dei diritti umani. Poco dopo prenderà parte di una mostra collettiva dal titolo Climate Smart Evolution curata da Hossein Farmani al COP21 (Parigi). La mostra, che vanta, oltre ad Yvonne De Rosa, partecipanti del calibro di Sebastiao Salgado e Steve McCurry è stata poi allestita in diversi spazi pubblici e privati a Città del Messico, Milano, Bologna e Napoli.

Nel 2017 presenta un estratto del suo ultimo lavoro Albania available for rent durante la manifestazione FIX in Photo London organizzata da L. Noble Gallery e successivamente come solo Show nella sezione delle realtà indipendenti alla Verona Art Fair.

2019_ solo show:

Albania available for rent Fotografia Europea, Reggio Emilia \circuiti OFF

“negativo 1930” Arles Photofestival MroFOUNDATION, Francia.

“hidden identities.Unfinished” Ragusa photo festival

2020 _solo show:

“Correspondnce” ’HASHT CHESHMEH ART SPACE DI KASHAN, Iran.

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Tra i riconoscimenti e le mostre ricordiamo anche Woman in photography Award (2005), mostra personale “Contacts “ C. Corbet Gallery London (2005,),

Ipa (2007; 2016), Magenta Foundation’s Emerging Photographers (2007), Crazy God Solo show at Corbett Gallery

London (2008), Mostra collettiva organizzata da Candlestar , Painting with Light con Yvonne De Rosa,Tom

Hunter, Brian Griffin, Susan Derges, Marcus Doyle (2008), Solo show Crazy God Laura Noble Gallery 2009.

www.yvonnederosa.it

www.facebook.com/yvonne.d.rosa

instagram: @yvonnederosaphotography

ENG VERSION

"Correspondance" is the narration of a love story from the beginning of the last century, recreated with correspondence found in an antique market. A nucleus that interacts with a set of photos, also found and restored by the artist, that accidentally belong to the same period of the correspondence, and finally some contemporary photos, taken by De Rosa herself, that add details to the narration, along with a new standpoint.


"Correspondence" is a "narrative-destination" that travels through time. De Rosa works by bringing together past and present, restored material with newly produced material, putting everything in the mix. As a result, the artist gives birth to a new narration, which starts from an individual story and ends in a collective one. The project can also be perceived in a broader way, as one of the chapters of a book dedicated to salvaging fragments of the past and the reconstruction of stories of men and women who would otherwise be forgotten.


De Rosa's quest has been focused for some time on the portrayal of memories and the truth, and on the documentary and narrative aspects of photography. The artist does normally some research, aimed at reconstructing the stories of unknown people met by chance. And in order to do so, she retrieves objects from flea markets, talks to possible witnesses who are still alive, and takes photographs in the key places of narration. After patiently gathering all the clues and traces, De Rosa constructs photographic footage of what happened. It is about reality and fiction at the same time: apparition, representation and finally redemption and recovery of stories and lives that would otherwise be lost or forgotten. Photographing, in this case, does not mean reproducing reality, but giving an image to what has never been immortalized or documented.

Yvonne De Rosa graduated in Political Science at Naples Federico II University. Shortly after she moved to London and began studying photography, first obtaining a PG in photography at Central Saint Martins and then a Master in photojournalism at the London College of Communication. Together with other colleagues, she founded the collective "24" which now boasts 18 years of activity and exhibitions in public spaces around London, such as Soho Square, Berkley Square and Trafalgar Square. Back to Naples after about thirteen years, she became artistic director of "Magazzini Fotografici" which she founded in 2015.

In 2007, her work "Crazy God" released with DAMIANI publisher, was distributed in Italy, Great Britain and the United States, and displayed for the first time at the Photographers' Gallery in London.

"Crazy God" received a remarkable recognition from the World Health Organization and was also displayed at the World Conference on Poverty and Health in Venice. The exhibition of the photographic project Crazy God was hosted as the main show during the International Festival of Contemporary Arts in Ljubljana (2008), as well as the solo show at "Palazzi Delle Arti" in Naples and the "Prometeo Gallery Ida Pisani" in Milan (2009). In 2009, Yvonne De Rosa participated in the group exhibition organized by the auction house "Philips de Pury" of London; "NOW: ART OF THE 21ST CENTURY, the most exciting contemporary works of art, design and photography to be made since the Millennium."

In 2011, her work "Wish list" was introduced at the "Maraya Art Centre Museum Al QUASBA", hosted by Sultan Bin Muhammad Al-Quasimi and curated by G. Simionati. In 2014, she consolidated her collaboration with DAMIANI publisher, and published her second monograph called "Hidden Identities. Unfinished" along with a preface by Sam Taylor Wood-Jhonson. In the same year she inaugurated her exhibition at the Victoria&Albert Museum of Childhood. Two years later, the same exhibition will be hosted at "Magazzini Fotografici" in Naples. In 2016, the photographic project about the land of fires called "Terra Mia" was presented at the European Parliament, Commission of Human Rights. Soon after, it will take part in a group exhibition named "Climate Smart Evolution" curated by Hossein Farmani at COP21 (Paris). The exhibition, which boasts, in addition to Yvonne De Rosa, renowned participants such as Sebastiao Salgado and Steve McCurry, was then set up in various public and private spaces in Mexico City, Milan, Bologna and Naples.

In 2017, she presented an offprint of her latest work "Albania available for rent" during the FIX in Photo London event organized by L. Noble Gallery, and later as a solo Show in the indie scene category at Verona Art Fair.

2019_ solo show: European Photography "Albania available for rent", Reggio Emilia \circuits OFF "negative 1930" Arles Photo festival MroFOUNDATION, France. "hidden identities. Unfinished" Ragusa photo festival.

2020 _solo show: "Correspondence" 'HASHT CHESHMEH ART SPACE OF KASHAN, Iran.

Some remarkable awards and exhibitions are: Woman in photography Award (2005), personal exhibition “Contacts“ C. Corbet Gallery London (2005), Ipa (2007; 2016), Magenta Foundation's Emerging Photographers (2007), "Crazy God" Solo show at Corbett Gallery London (2008), Group exhibition organized by Candlestar, Painting with Light with Yvonne De Rosa, Tom Hunter, Brian Griffin, Susan Derges, Marcus Doyle (2008), "Crazy God" solo show, Laura Noble Gallery 2009.