NON VOGLIO SAPERE

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Fin da bambina, la mia famiglia mi raccontava che nel nostro paese giravano delle persone che sembravano dei lupi, i cosiddetti “lupinari”. Persone che in particolari momenti dell’anno, durante notti molto calde, si spogliavano ed andavano in mezzo ai campi ad urlare, o ululare, ed a scavare per terra, freneticamente. I familiari, che conoscevano bene queste crisi, potevano aiutarli mettendoli a forza in vasconi d’acqua ghiacciata che si trovavano in campagna dove gli animali si abbeveravano oppure nelle vasche delle loro case, in modo da “smorzare” gli animi. Le finestre delle loro abitazioni erano coperte da fogli di giornale, ai bambini era vietato assistere alle pratiche di guarigione, le cantine delle case diventavano dei luoghi sicuri dove mandare gli uomini per calmarsi. Nel paese di Artena in provincia di Roma, il mio paese, le famiglie nascondevano addirittura i parenti affetti da questo disturbo per la vergogna. Avevano paura del parere delle persone e per questo si creava un alone di mistero intorno agli “uomini lupo”, comprendendo solo con il tempo la condizione psichica molto delicata ed importante. Quegli uomini non ci sono più ma se di notte ci si ferma in mezzo alle campagne, con la luna piena, si può ancora sentire l’ululato in lontananza di qualcuno che vuole solo essere se stesso. Dai tempi della mitologia greca, passando per il medioevo fino ad arrivare a non troppi decenni fa, la figura del lupo ha sempre raccontato il lato più istintivo e bestiale dell’uomo. Rappresentava la parte più profonda e naturale dell’essere umano che veniva nascosta perché rifiutata dalla società. Non sono mai stati capiti come individui, hanno sempre dovuto vivere nell’ombra e represso tutto quello che erano perché la società e la famiglia non erano in grado di capire la loro realtà interna, la loro fragilità, la loro sensibilità. Al giorno d’oggi chi è licantropo? In una società frenetica dove chiunque ha l’obbligo di correre dietro certezze talvolta effimere, il licantropo è il grido di una rivoluzione, di chi vuole fermarsi per sentirsi, di chi non accetta l’omologazione ma urla il proprio desiderio di essere se stesso, rischiando l’isolamento, combattendo da solo. 

Valentina De Santis nasce a Roma nel 1990. Si diploma in grafica pubblicitaria presso il primo liceo Artistico di Ripetta a Roma e prosegue il suo percorso formativo presso l’Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata (ISFCI) di Roma, avvicinando i propri interessi alla fotografia di reportage e d’autore, conseguendo un master in fotogiornalismo. Attualmente lavora e vive a Roma.

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Since I was a child, my family told me that in our town there were people who looked like wolves, the so-called "lupinari". People who at particular times of the year, during very hot nights, undressed and went into the middle of the fields to scream, or howl, and dig on the ground, frantically. The family members, who knew these crises well, could help them by forcing them into tubs of frozen water that were located in the countryside where the animals drank or in the tubs of their homes, in order to "dampen" their spirits. The windows of their homes were covered with newspapers, children were forbidden to attend healing practices, the cellars of the houses became safe places where men could be sent to calm down. In the town of Artena in the province of Rome, my town, families even hid relatives suffering from this disorder out of shame. They were afraid of people's opinions and for this reason an aura of mystery was created around the "wolf men", understanding the very delicate and important psychic condition only with time. Those men are no longer there but if you stop in the middle of the countryside at night, with a full moon, you can still hear the howling in the distance of someone who just wants to be himself. From the times of Greek mythology, through the Middle Ages up to just a few decades ago, the figure of the wolf has always depicted the most instinctive and bestial side of man. It represented the deepest and most natural part of the human being that was hidden because it was rejected by society. They were never understood as individuals, they always had to live in the shadows and repressed everything they were because society and the family were not able to understand their internal reality, their fragility, their sensitivity. Who is a werewolf nowadays? In a frenetic society where everyone has the obligation to run after sometimes ephemeral certainties, the werewolf is the cry of a revolution, of those who want to stop to feel themselves, of those who do not accept homologation but shout out their desire to be themselves, going isolation, fighting alone.

Valentina De Santis was born in Rome in 1990. She graduated in advertising graphics at the first Art School of Ripetta in Rome and continued her training at the Higher Institute of Photography and Integrated Communication (ISFCI) in Rome, bringing her interests closer to reportage and author photography, earning a master's degree in photojournalism. She works and lives in Rome.

ig: valentinadesantis_