Diario di una doppia, uso singola

Paula Sunday nasce il 19 gennaio del 1981.

Dopo un percorso di studi dedicato all'arte e alla pittura PS approccia al medium fotografico, rivolgendo subito questo occhio meccanico verso se stessa e creando la sua prima serie Me Captured in Optical Fantasies. Un progetto ispirato alla optical art, dove effetti ottici e ornamentali si moltiplicano con prospettive e motivi in bianco e nero in una volontà di gioco senza fine.

Da lì in poi la questione dell'autoritratto si fa predominante diviene azione performativa che acquista una dimensione più definita e meno ironica. Un utilizzo del corpo come strumento per raccontare il proprio tempo, il mondo e l'umanità che lo abita.

Nelle serie That's all, Folks e Trespass pittura, cinema e fotografia sembrano vivere in una dimensione temporale sospesa, dove le tipologie umane più comuni vengono colte nell’inazione, bloccati nell’immobilismo di quadretti dell’ogni giorno. Interni rassicuranti si alternano a spazi aperti dai toni prevalentemente freddi, una messa in scena perfetta dove realtà e finzione, raziocinio formale e visionarietà si confondono e si esaltano reciprocamente. Una realtà/finzione meticolosamente costruita e inquieta dai colori innaturalissimi ma caratterizzati da un sofisticato iperrealismo. E se in That's all Falks Paula ci mette di fronte ad una quotidianità al limite del grottesco, in Trespass possiamo ritrovare una dimensione più intima e umana. Qui il buco (punctum) diventa il colpo d’occhio, che canalizza gli affanni, le inettitudini. E' la frana che si apre agli occhi dell’uomo moderno, il segno di una sterilità che gli paralizza il corpo e gli atterrisce lo sguardo.

Le ultime opere appaiono invece più asciutte, quasi svuotate da quella scelta cromatica ed estetica che aveva caratterizzato la sua produzione precedente. Qui è il corpo ed i pochi elementi del set a farsi narrazione. Resta intatto l'ambito di ricerca sociale e antropologico, l'interesse per la natura imperfetta dell'essere umano. E ancora immutata resta la questione dell'identità e come essa sia influenzata, modificata dai cambiamenti sociali, dalle categorie culturali, dalle relazioni personali. Sologamy ci appare come un atto paradossale di auto celebrazione ma diventa simulacro di un momento storico/culturale caratterizzato da un individualismo sempre più spietato. La parola sologamy è stata coniata per identificare una persona sposata con se stessa, pratica diffusasi in Giappone ed in Corea (poi in America ed anche in Europa), dove le donne sopra ai trent'anni non ancora sposate vengono giudicate soggetti non integrati e non partecipativi della società.

Una risposta politica ad un meccanismo sociale che ormai appare anacronistico e che non corrisponde più al cambiamento culturale contemporaneo. Sposare se stessi significa celebrare la propria indipendenza e la crescita personale. Un impegno sacro davanti alle responsabilità di se, una promessa di autonoma, un'importanza del singolo che sembra avere acquisito una dimensione extra umana. Ma Sologamy può essere considerato anche come un discorso sul gender dove i pochi elementi scenografici acquistano una valenza simbolica. Le due immagini, perfettamente speculari e opposte, come a voler marcare la differenza di genere, comunicano tra loro in maniera evidente.

Diario di una doppia, uso singola è un progetto in corso, realizzato all’interno di una serie di camere d’albergo in cui Paula ha soggiornato per motivi di lavoro.

Questi contesti diventano occasioni di studio e di ricerca, la tranquillità delle stanze è un ottimo pretesto per lavorare ad una serie di appunti visivi. Delle brevi annotazioni visive, un diario di appunti che pian piano si struttura in un

progetto concreto e mai finito. Gli arredi, le tappezzerie, le tende e lo spazio nella sua totalità hanno una grande importanza ed influenzano in maniera evidente le trasfigurazioni corporee messe in atto. E' lo spazio a creare e plasmare il corpo.

Diario di una doppia, uso singola è un diario sullo spazio e il suo abitante.

Attualmente Paula Sunday vive e lavora a Milano, è impegnata in un nuovo suo progetto chiamato Babilonia in cui affronta il tema dello stereotipo e dell'integralismo culturale.

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EN Version

Paula Sunday was born on January 19th, 1981.

Following her studies in fine art and photography, she gives rise to her first artistic series “Me captured in Optical Fantasies” a work developed by addressing a mechanical eye toward herself as learned through the photographic medium on which she relies her art. The Optical art played an inspirational role within this project, a project focused on optical effects which redouble themselves within black and white patterns as an endless will to play. 

The self portrait enacted becomes a predominant feature: a less ironique and more defined tool to talk about time, the world and the humanity of the body depicted. 

Within the series “That’s all, Falks” and “Trespass” painting, cinematography and photography look like dipped into an interrupted temporal dimension, where the subjects are overwhelmed and paralysed by the lack of action. Reassuring internal indoors take turns to cold outdoor spaces: unsettling spaces depicted with unnatural colours and sophisticated hyperrealism. If “That’s all, Falks” wants to show us a grotesque existence, “Trespass” wants us to meet a more intimate and human dimension. The punctum (the hole) becomes here the eye-catcher, which aims to channel within itself the human pains and ineptitudes. 

Paula’s following works appear to be far away from the previous chromatique and aesthetic choices. Instead, the latest ones are mainly focused on the use of the body and few scenographic objects. What does not vary is the interest towards imperfect nature and the influence that society, culture and relationships play above the human identity. As a matter of fact, Paula Sunday’s project named “Sologamy” embodies this last need to represent historical and cultural moments. The word “sologamy” stands for someone who is married to himself/herself, a common Japanese and Korean practice (later spread all over America and Europe), which categorise unmarried women over the age of 30 as inept subjects within society.  Despite this practice, sologamy doesn’t get along with nowadays social changes, which instead stands as a celebration of an achieved independence and self growth. In the bigger picture, this project is also the bearer of a matter of gender: two pictures which perfectly communicate and reflect each other as a means to highlight the gender gap. 

Finally, “Diario di una doppia uso singola” is an ongoing project created within several hotel bedrooms where Paula has been to. The calm across those walls becomes the opportunity of studying and research. The furnitures, the wallpapers, the curtains in their entirety play an important influence on the transformation of the bodies enacted. Sure enough, it is the space to shape the body and “Diario di una doppia uso singola” are notes taken about a room and its occupant. 

Paula Sunday is currently living and working in Milan, where she is currently busy with her new project named “Babilonia” with the aim to face themes such as stereotyping and cultural fundamentalism.